Le donne hanno militato fianco a fianco agli uomini nei Gap partigiani, condiviso gli stessi spazi dentro cantine umide, mangiato lo stesso pane secco, percorso gli stessi chilometri. Eppure, sono stati proprio i compagni i primi ad abbandonarle e a tradirle. Quando si sono ritrovati a occupare una poltrona in Parlamento, gli uomini che avevano beneficiato delle capacità delle donne impegnate a combattere contro i fascisti, anziché fare loro posto, hanno abbandonato gli ideali di uguaglianza di genere e hanno operato varie forme di ostruzionismo per limitare la presenza femminile nelle istituzioni. Solo negli anni Settanta, la Sinistra ha cominciato a rimuovere gli ostacoli all'ascesa delle donne, in un'altalena di conquiste e di recessioni. A consolidare e rilanciare i più biechi pregiudizi ha pensato la Destra, in particolare attraverso giovani neofascisti influenzati dal pensiero di Julius Evola, fra i quali i tre feroci adepti del massacro del Circeo. Nei decenni successivi, l'opinione pubblica, influenzata dalle tivù di Silvio Berlusconi, ha elaborato un immaginario femminile superficiale e mercificato. In questo nuovo, attualissimo saggio, Mirella Serri rivela la lunga guerra della Destra contro le donne e spoglia la Sinistra dei suoi camuffamenti egualitari, dimostrando che la lunga marcia dell'antifemminismo non si è ancora fermata.