Uno stravagante personaggio si trasferisce dalla natia Biccari a Lucera. La targa apposta alla porta del suo laboratorio recita “Antonio BALSAMO – Inventore”.
Tra le asserite invenzioni, c’è un aggeggio capace di recuperare le frequenze vocali dai muri delle case, che l'intelligenza artificiale poi trasforma in parole e concetti di senso compiuto, e alcune frasi nottetempo recuperate dai muri di una casa qualsiasi allarmano l’inventore e Adele, divenuta sua amica e complice.
La coppia di sperimentatori decide di riferire il criptico colloquio alla polizia e ciò fa rocambolescamente riaprire un irrisolto caso di omicidio avvenuto due anni prima.
Il pretesto narrativo ironizza sulla fragilità dell'intelligenza reale e sulla fallacia di quella digitale, che si confrontano in una storia paradossale, nella quale uomini e donne sono vittime del proprio orgoglio e incapaci di relativizzare le sconfitte, mentre il futuro che è già presente incalza e minaccia di spazzare l’umanità stessa, precludendo ad essa la supremazia intellettiva e il controllo sulla realtà.