Che cosa è accaduto a Comunione e liberazione? Il movimento, fondato negli anni Cinquanta con un approccio rivoluzionario da don Luigi Giussani, è rimasto fedele a se stesso?
Mentre crollavano i muri e cambiava la Chiesa, Cl ha continuato ad esercitare un ruolo etico-morale importante, benché contaminato da un interesse crescente per il potere. Si è così intaccato il codice di educazione alla fede che ha costituito l’identità primigenia del Movimento: gli applausi del Meeting per Andreotti, Berlusconi o Formigoni sono diventati più importanti rispetto all’azione stessa della Fraternità. Di questo rischio si era avveduto, quasi profeticamente, Giussani. E su questo fronte si è impegnato il suo primo successore, don Julián Carrón, un biblista pescato direttamente in Spagna dal prete di Desio. Con il teologo dell’Estremadura è iniziata la rivoluzione: basta collateralismi e assist al centrodestra, No ai Family day e alle piazze divisive. Un cambiamento che ha prodotto tensioni nella pancia di Cl. Le dimissioni di Carrón sono seguite al commissariamento da parte del Vaticano dei Memores domini e alle nuove regole sulla governance dei movimenti. Il timone è passato a Davide Prosperi, professore dell’Università Bicocca di Milano, che si ritrova a gestire un’eredità difficile. È appena iniziata una terza vita del movimento che deve affrontare tematiche nuove come l’eutanasia e il rapporto tra cattolicesimo e diritti omosessuali.