Così fa il ricercatore: prende la sua materia grezza, la lavora e da quella confusione, ne crea un filo.
E poi che succede? Certo quel filo può servire per sistemare un orlo, o fissare un bottone… Ma quando quel filo dà il meglio di sé? Quando è reso complesso? Quando insieme ad altri fili viene reso tessuto?
“Complesso" deriva dal verbo latino complector, che vuol dire “cingere, tenere avvinto”, e in senso metaforico “abbracciare, comprendere”. Complector, vuol dire che la realtà che abbiamo davanti a noi o tra le nostre mani, va tessuta insieme, come fa un telaio con i fili creando così una splendida trama.
Nei primi anni Settanta, Edgar Morin, Isabelle Stengers e Ilya Prigogine hanno iniziato a parlare di epistemologia della complessità, una branca della filosofia della scienza.
Morin scriveva: “v’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto […] e quando v’è un tessuto interdipendente, interattivo […] fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti”.
Fino all’800 era impensabile separare i saperi. Oggi, più andiamo avanti e più si nota una iperspecializzazione di ogni ricercatore nel suo ambito, anzi nel suo progetto. Questo lo porta a richiudersi nella sua torre d’avorio. Ognuno sta nel suo e si perde il dialogo e il confronto. Ma si perde anche la percezione globale della realtà, non si sa nell’ambito accanto al nostro, cosa stia succedendo e di conseguenza se c’è qualcosa di utile per la nostra ricerca.
Morin, ma come tanti altri intellettuali, sosteneva la necessità di una conoscenza che superasse la separazione disciplinare del IXX e XX secolo. “La cultura, non solo è frammentata in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi”.
La dicotomia tra scienze umane e discipline scientifiche è un vecchio problema, che non fa cogliere “ciò che è tessuto insieme”, il Complexus.
La complessità non è una pozione magica, bensì una sfida da raccogliere e l’intelligente è colui che riesce a interpretare la realtà avendo la capacità di tessere insieme le diverse conoscenze.
Senza dimenticare che le nostre ricerche dipendono da finanziamenti e l’interdisciplinarietà e i saperi trasversali sono alla base per una buona riuscita. Se non sappiamo comunicare il nostro progetto, se non sappiamo confrontarci con il diritto, l’economia e l’amministrazione, abbiamo già perso.
Eleonora Loiodice