Il suo nome è diventato noto alle orecchie degli italiani pronunciato dalla voce del Capo dello Stato, durante l’ormai celebre fuorionda di uno dei tanti videomessaggi che ci hanno accompagnato lungo il periodo più duro della pandemia, regalandoci un momento di distesa umanità mostrando il volto più empatico delle istituzioni.
Si può ben dire infatti che è l’empatia uno dei maggiori punti di forza su cui Giovanni Grasso ha basato il suo modus operandi sia come responsabile della comunicazione per il Quirinale e portavoce del Presidente della Repubblica Mattarella, che nella carriera parallela di autore, infondendolo come valore nobilitante nei protagonisti delle sue narrazioni.
Romano, di famiglia siciliana, Giovanni Grasso, “l’ombra del presidente”, non è però un semplice burocrate né un’eminenza grigia, ma un uomo multiforme e brillante: giornalista politico, cronista parlamentare, documentarista, scrittore e autore teatrale, che ha fatto della discrezione cortese la sua cifra professionale.
Doveri istituzionali a parte, la letteratura è la sua più grande passione, concretizzatasi in una serie di pubblicazioni che hanno incontrato il favore del pubblico e della critica. Grasso, nella sua sincera umiltà, preferisce definirsi uno “scrittore dilettante” nel senso originario della parola, cioè che scrive per diletto: per il piacere della creazione letteraria e della libertà che da essa deriva. Una libertà certo controllata, sia dal genere storico che predilige sia dal ruolo professionale che ricopre - come dal barbiere qui non si parla di politica – recita infatti la bio del suo profilo Instagram.
è appunto il caso del suo ultimo romanzo “Il segreto del tenente Giardina”, terzo titolo pubblicato con Rizzoli, in cui Grasso lascia la politica del suo quotidiano per la fiction storica, di cui parlerà al pubblico il 22 luglio a Vieste, la sede garganica del Festival del Libro Possibile.
La vicenda parte da Luce, rampante architetta che a Parigi ha trovato il successo, tornata nel paese d’origine nella provincia romana per il funerale dell’amata nonna Antonietta, la cui ultima richiesta è ritrovare la tomba di suo padre, fante dato per morto durante la Grande Guerra. Qui l’incontro con Marco, giornalista singolare e ironico, circondato e ossessionato dai ricordi di famiglia (se vi suona familiare, siete nel giusto: per certi versi, è l’alter ego dell’autore).
Due vite, apparentemente così lontane e diverse tra loro, finiranno per incrociarsi e intrecciarsi: galeotto un diario di guerra appartenuto al nonno di lui, la chiave per ricostruire quel pezzo di storia mancante. Da qui prende il via un “giallo esistenziale”– parola di Grasso – che porterà i protagonisti dalla Capitale alla Sicilia fin sulle Dolomiti, in un’italica Odissea di incontri che li costringeranno a fare i conti con scomode verità e segreti del passato.
Affrontando i grandi temi che da sempre animano le narrazioni umane - la ricerca di verità, il dolore della perdita, l’ingiustizia della guerra, la speranza per un avvenire migliore – Giovanni Grasso tesse un arazzo complesso, disteso su più piani spazio-temporali, capace di coinvolgere il lettore con una prosa asciutta e una tensione sottesa, indirizzata verso un esito promettente, un auspicio positivo in un avvenire più luminoso.