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È giusto vivere il presente in funzione del futuro?
Anna, giovane insegnante, impara a sue spese che non sempre è possibile pianificare tutto.
Nata con uno spiccato desiderio di maternità tale da condizionare molte delle sue scelte, professionali
e non, si ritrova a fare i conti con una diagnosi di poliabortività che la catapulta in una profonda
crisi esistenziale in cui l'unico punto saldo resta l'amore.
L'incontro con una sua ex alunna, con la quale condivide l'esperienza di un' infanzia difficile, la induce
a ripensare alle sue scelte e ai suoi programmi. La ragazza ha deciso di tenere il figlio frutto di una
violenza sessuale e si arrangia con piccoli lavoretti. Anna decide, non
senza qualche titubanza, temendo che la presenza del bambino acuisca la sua sofferenza, di
esserle di supporto.
Una storia in cui autobiografia e immaginazione si fondono e confondono in un narrato forte che
non fa sconti. La protagonista, infatti, non risparmia descrizioni crude e dettagliate dei suoi aborti,
sdoganando il tabù del lutto perinatale e l'inadeguatezza della società nella sua gestione.
Tra pregiudizi e stereotipi di diverso tipo le due donne, quella che vorrebbe disperatamente essere
madre e quella che si è ritrovata tale, risorgono alla felicità aggrappandosi all' amicizia
e all' amore.
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