Definire la bellezza risulta ingrato compito. Essa sfugge, infatti, a qualunque tentativo di categorizzazione. In quanto “simbolo”, contrassegno in cui confluisce e si compone il sensibile, la materia e la percezione, e il sovrasensibile, un’eccedenza e un’ulteriorità di significato che rimanda ad un’altra dimensione, la bellezza è espressione universale e storica allo stesso tempo.
In un mondo, il nostro, improntato all’individualismo e all’utilitarismo, la vera bellezza e il gaudium derivato dalla sua contemplazione, risulterebbero un solido argine al tracimare del brutto e del trash che ci circonda da ogni lato.
Su tal tema il professor Galimberti terrà la sua lectio.