È nostro dovere parlare agli studenti italiani di quanto accade nelle scuole in Iran.
Intervista al prof influencer Vincenzo Schettini
“È nostro dovere informare gli studenti italiani che all’estero, in Iran, in Afghanistan, ci sono donne che non hanno più diritto di studiare” così il prof influencer Vincenzo Schettini commenta la vicenda delle studentesse iraniane avvelenate per far chiudere le scuole, durante la nostra intervista possibile. Originario di Castellana Grotte, Schettini è diventato una star del web, con oltre mezzo milione di follower sui social, grazie alle sue lezioni di fisica online. Il format che ha decretato il suo successo, “La fisica che ci piace”, è ora anche un libro pubblicato da Mondadori Electa e insignito del Premio Elsa Morante, sezione ragazzi ed esperienza.
Il viceministro per la salute iraniano ha ammesso ieri la natura dolosa dell’avvelenamento delle studentesse in Iran, dichiarando che “alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse". Da professore, come commenta la vicenda? E cosa direbbe in merito ai suoi alunni?
Sono rimasto scioccato per quello che sta succedendo in Iran. E sono triste. Triste dentro. L’unica cosa che possiamo fare noi docenti è parlarne con gli studenti che molto spesso non sono coscienti di quello che accade fuori dall’Italia. È importante raccontare loro, non dare mai per scontato che sappiano. È nostro dovere informare gli studenti italiani che all’estero, in Iran, in Afghanistan, ci sono donne che non hanno più diritto di studiare, ci sono donne che vengono ammazzate. Questo tipo di messaggi va portato all’interno della scuola. E non attraverso progetti ma attraverso la sensibilità, la professionalità che ogni docente dovrebbe dimostrare nel suo percorso. Altrimenti non vale la pena fare questo mestiere.
Lascerebbe mai la scuola per dedicarsi a tempo pieno all’insegnamento, 2.0, sul web?
No. Perché la scuola è parte di me. Sono un professore e quindi farò di tutto per rimanere all’interno della scuola, per continuare a respirarne l’aria di cambiamento e dare un senso a quello che faccio attraverso il fatto che sono un docente anche a scuola. Peraltro, io non sono un professore a tempo pieno, sono un part time da 3 anni, e questo mi sta permettendo di mantenere il ritmo, di fare un percorso possibile - a proposito di Libro Possibile - da docente e contemporaneamente da influencer.
Fisica e social network, complessità e semplificazione. Che cosa hanno in comune?
La fisica e i social hanno molto in comune perché complessità e semplificazione sono due concetti parte sia dell’una che degli altri. La fisica è complessa per il suo linguaggio meraviglioso, matematico. Allo stesso tempo, è possibile portarla a un livello di semplificazione utilizzando il concetto di esperimento visivo. Cioè tu la fai ‘guardare’ la fisica. La mia frase “la fisica è una danza” è famosa tra i miei studenti perché grazie ai miei esperimenti i ragazzi possono ‘guardare’ la fisica. Ma anche il social network a suo modo è complesso ed è semplificabile. Complesso perché ha dei substrati di linguaggio e comunicazione incredibilmente sfaccettati ma che vengono semplificati da chi li utilizza bene, il cosiddetto ‘content creator’; anche un docente può esserlo.
Molti, confondendo a mio avviso la forma con la sostanza, sostengono che il linguaggio social rischi di banalizzare e svilire la scienza. Cosa risponde?
Rispondo che stanno prendendo un granchio. Perché. Sono anni che faccio video sui social, sono anni che faccio lezioni su youtube e ricevo centinaia - credimi - migliaia di commenti di ragazzi che mi dicono “grazie ai tuoi video sono passato da 4 a 8; grazie ai tuoi video ho evitato il debito in fisica; mi hai salvato il cu*o - letteralmente - grazie ai tuoi video ho superato gli esami all’università! (Fisica 1, fisica 2)”. Questo significa banalizzare la conoscenza? I risultati e i messaggi degli studenti dicono proprio di no.
Nonostante le migliaia di utenti raggiunti sul web (più di mezzo milione solo su Instagram), ha scelto di scrivere anche un libro, “La fisica che ci piace” (Mondadori Electa). Quale valore conservano i libri oggi, nell’era dei social, in cui tutto è a portata di click?
Ti ringrazio per la domanda. Mi dà la possibilità di dire ancora una volta che il libro che ho scritto, con tanto sacrificio ma con tantissima energia, sta avendo un successo pazzesco. Ho vinto il premio Elsa Morante ragazzi ed esperienze. Il fatto che questo libro, che è un saggio, non è un libro di narrativa, vinca un premio letterario è un orgoglio. Devo sottolineare, in proposito, che oggi i libri conservano un fascino incredibile tra i giovani. Non è giusto pensare che i giovani di oggi non leggono perché non è vero. C’è un hashtag che gira in rete, #booktok, che consiglia cosa leggere. Quindi è importante dire che i ragazzi seguono i loro influencer anche in fatto di libri. La lettura, il profumo della carta rivestono sempre un ruolo fondamentale nello sviluppare senso critico, creatività e voglia di mettersi in gioco. Perché leggere è molto diverso dal guardare passivamente un video.
Qual è il suo libro possibile e quale invece il suo libro impossibile?
Il mio libro possibile è quello che un po’ ho cercato di fare; raccontare la fisica attraverso le emozioni quotidiane. La gente che ti ama, che ti circonda, ti fa vivere esperienze quotidiane che sono ricche di fisica. In “La fisica che ci piace” racconto tutta la fisica - a partire dalla statica fino ad arrivare ai moti, l’energia, l’elettromagnetismo, la meccanica quantistica, la relatività e la fisica del futuro - attraverso le persone che amo, le persone della mia vita. Chi mi segue ci si rispecchia, perché si ritrova in quello che mi succede. Il mio libro impossibile, invece, è quello che potrebbe avere l’ardire di spiegare, attraverso la fisica, l'amore, le emozioni, le relazioni interpersonali, la vita, il senso della vita stessa, cosa c’è dopo la vita. Io sogno questo libro impossibile che spieghi attraverso la fisica ciò che la fisica, almeno per il momento, sa di non poter spiegare.