Stefania Auci, autrice il cui nome è ormai noto in tutto il mondo grazie all’enorme successo de I leoni di Sicilia – primo volume dedicato alla famiglia Florio uscito nel 2019 per Editrice Nord, con più di un milione di copie vendute, traduzioni in trentadue lingue e anche una serie tv in cantiere – continua la saga della famiglia Florio con L’inverno dei leoni, attesissimo seguito ed epilogo della vicenda, che non ha deluso le aspettative del pubblico, tanto da far aggiudicare alla sua eccellente narratrice il 70° Premio Bancarella.
La Auci si riconferma una delle penne più apprezzate nell’ambito della narrazione storica a livello nazionale e non solo, abilissima nel tessere un’affascinante e complessa ricostruzione di un mondo altro – la Sicilia a cavallo tra XIX e XX secolo – senza però mai mettere da parte la vocazione romanzesca, in cui la creatività dell’autrice può risplendere al meglio.
Questo secondo e ultimo romanzo della saga riprende le fila della storia dalla conclusione del tomo precedente, ovvero dalla morte del patriarca Vincenzo, che lascia i Florio al loro apogeo, oramai una famiglia ricca e rinomata ben oltre i confini isolani, con tutte le carte in regola per un roseo avvenire. Ma si sa, non bastano delle carte buone a farti vincere la partita: devono capitare in mano a un giocatore esperto, che sappia come farle fruttare. Giocatori esperti lo erano stati Vincenzo e suo figlio Ignazio, ma per Ignazziddu, successore in linea diretta, non andrà così. Saranno proprio il potere, il denaro, la fama guadagnati negli anni dai suoi predecessori a schiacciare l’erede della casata Florio: nonostante gli sforzi, il giovane Ignazziddu non sarà in grado di emulare né suo nonno né suo padre, di cui porta anche il nome, sebbene perennemente storpiato da quel vezzeggiativo sminuente, correlativo oggettivo delle sue mancanze.
Oltre i già citati uomini dei Florio, ne L’inverno dei leoni due figure femminili spiccano al di sopra di tutti gli altri personaggi: Giovanna Dondes e Franca Iacona di San Giuliano, opposte tra loro ma entrambe portatrici di verità e contraddizioni, come ritratte dalla penna puntuale dell’autrice. La prima, un baluardo di integrità e austerità, la mater familias per eccellenza che ha fatto del sacrificio la sua forza; la seconda invece è una musa bon vivant, icona di stile e sensualità, dietro cui però cela dolori e solitudine.
L’inverno dei leoni è un’opera che, come i migliori romanzi storici della tradizione, racconta le luci ma soprattutto le ombre delle personalità coinvolte nella narrazione, in questo caso i Florio che, come l’autrice stessa ha più volte affermato, sono stati loro ad averle dato il permesso di raccontare la propria storia e non il contrario.
Stefania Auci, a differenza del suo Ignaziddu, non soccombe sotto il peso dei grandi modelli in cui ci s’imbatte navigando tra le righe. La scrittrice trapanese intinge la sua penna nell’inchiostro dei maestri romanzieri e poeti di sicula provenienza - come Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia per citarne i più noti - per restituire alle sue parole quel nonsoché di letteraria memoria, fornendo al pubblico un’atmosfera familiare e, allo stesso tempo, nuova e conturbante, conquistandone la fiducia e stuzzicandone la curiosità.
A svelarci i retroscena degli intrecci passionali, gli inganni e i tradimenti, le fortune e le sfortune della famiglia Florio sarà Stefania Auci in persona il 5 luglio a Polignano a Mare, ospite della XXII edizione del Libro Possibile.