Classe 1944, Pietro Grasso è nato a Palermo in Sicilia. Sin da bambino aveva un sogno: diventare magistrato. Grazie al suo impegno e alla sua dedizione, a 24 lo è diventato davvero. Nel 1984 ha partecipato come giudice a latere al primo Maxiprocesso di Palermo (10 febbraio 1986 - 10 dicembre 1987) - con 475 imputati - contro quella che sarebbe stata riconosciuta a livello giudiziario come la prima organizzazione criminale di stampo mafioso: Cosa Nostra. Il 10 febbraio 1986, in un'aula bunker utilizzata per preservare l’incolumità dei magistrati, erano presenti 300 imputati, 200 avvocati difensori e 600 giornalisti da tutto il mondo, si aprì il processo. Tra gli imputati una serie di individui di cui sicuramente avrete sentito parlare: Luciano Leggio, Pippo Calò, Michele Greco, Salvatore Montalto, Giuseppe Marchese e molti altri; tra i latitanti invece figuravano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Lucchese e il catanese Nitto Santapaola. Tra le accuse imputate: 120 omicidi, traffico di droga, rapine, estorsione, e, ovviamente, il capo d’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Durante il processo, per la prima volta è stata dimostrata giudizialmente l'esistenza della "Cupola", la cospirazione di vertice di Cosa Nostra che coordinava e prendeva decisioni strategiche per l'organizzazione. Questo momento ha rappresentato una svolta epocale alla lotta contro la criminalità organizzata perché per la prima volta al mondo, un organo giudiziario ha accertato l’esistenza di un organizzazione criminale di stampo mafioso avente caratteristiche proprie. Dopo l’emissione della sentenza che condusse a 19 ergastoli e oltre 2665 anni di reclusione, Pietro Grasso è stato nominato consulente della Commissione parlamentare Antimafia. È diventato poi procuratore aggiunto presso la DNA ed ha coordinato le inchieste sulle stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del 1992 e del 1993. Dall'agosto del 1999 ricoprì l'incarico di Procuratore della Repubblica di Palermo. Grasso è stato Procuratore Nazionale Antimafia dal 2005 al 2012, durante il quale furono effettuate numerose operazioni contro la mafia che portarono all'arresto di molte persone coinvolte in attività criminali. Prima di ricoprire tale incarico, dal 2000 al 2004, Grasso è stato direttore generale dell'Amministrazione Penitenziaria italiana. Sotto la sua direzione furono arrestate 1.779 persone per reati di mafia e 13 latitanti inseriti tra i 30 più pericolosi. Successivamente, ha assunto l'incarico di Presidente della Repubblica supplente dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano dal 14 gennaio 2015 fino al 3 febbraio 2015, giorno del giuramento di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica. Oltre alla sua carriera politica e giudiziaria, Pietro Grasso ha scritto diverse pubblicazioni riguardanti le organizzazioni criminali di stampo mafioso, tra cui "La mafia invisibile. La nuova strategia di Cosa Nostra" (con S. Lodato, 2001), "Pizzini, veleni e cicoria. La mafia prima e dopo Provenzano" (con F. La Licata, 2008), "Per non morire di mafia" (con A. La Volpe, 2009), "Soldi sporchi. Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l'economia mondiale" (con E. Bellavia, 2011), "Liberi tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia" (2012), "Storie di sangue, amici e fantasmi. Ricordi di mafia" (2017), e "Paolo Borsellino parla ai ragazzi" (2020).
Nella seconda serata della XXIII edizione del festival Il Libro Possibile di Vieste, ha ricordato uno dei momenti più oscuri della nostra storia: l’uccisione di due magistrati italiani più influenti del 900, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due sue grandi amici oltre che colleghi. Accompagnato sul palco dal giornalista Lirio Abbate, nel giorno del 31esimo anniversario della strage di via d’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i membri della sua scorta, i due hanno dedicato uno spazio del festival ad una riflessione particolarmente profonda sulle ragioni che hanno condotto a tale episodio, ancora oggi senza giustizia. Dopo quel momento terribile, ha raccontato Pietro Grasso, ci fu il risveglio di tante coscienze che capirono che quello fosse un fenomeno che doveva essere combattuto attraverso un movimento culturale e sociale oltre che politico e giudiziario. Attraverso il suo intervento, raccontando una serie di aneddoti personali, Pietro Grasso ha umanizzato la figura, oramai quasi divinizzata, del magistrato Paolo Borsellino. È lo ha fatto con una naturalezza e una spontaneità devastante. Dopo i due attentati, egli giurò che la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sarebbe avvenuta in vano e da allora ha lavorato per smascherare un sistema corrotto, viziato e ignobile. Ad un certo punto del suo intervento, Pietro Grasso ha posto una domanda particolarmente interessante. Considerato il fatto che ad oggi sono impiegate innumerevoli risorse nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, per quale ragione questo sistema continua a sopravvivere?
A questo punto, miei cari lettori, trovo sia doveroso rispondere ad alcune domande.
Cos’è un organizzazione criminale di stampo mafioso e quali sono le sue caratteristiche?
Perché è cosi difficile contrastare questo fenomeno criminale complesso?
Le caratteristiche delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, che ci permettono di identificare la natura di tali gruppi, sono state osservate attraverso l’analisi del codice penale italiano, in particolare attraverso l’articolo 416bis. Per questo dobbiamo ringraziare i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Secondo l’articolo 41bis del codice penale italiano, le caratteristiche fondamentali di un organizzazione criminale di stampo mafioso sono: uso della violenza o dell’intimidazione come strumento per il raggiungimento dei propri scopi, l’esistenza di un vincolo associativo, l’imposizione, il vincolo di omertà, la capacità di influire sul sistema politico del territorio e la capacità di infiltrare il sistema economico. Oltre a queste caratteristiche, Letizia Paoli, rinomata criminologa di origini toscane, aggiunge altri due punti che a suo avviso vanno in parallelo con quelli del codice penale: longevità e complessità culturale dell’organizzazione.
Perché i gruppi criminali di stampo mafioso sono apparsi nella zona meridionale dell’Italia?
Molti studi che sono stati condotti su questo tema sostengono che a dare spazio a queste organizzazioni criminali, sia stata l’assenza o debolezza delle istituzioni legittime statali. Questo soprattutto all’indomani dell’Unità d’Italia. Una grave mancanza si percepiva sopratutto sulle transazioni economiche. La Teoria della protezione elaborata da Diego Gambetta nell’opera intitolata The Sicilian Mafia. The Business of Private Protection, afferma che nel momento in cui manca una istituzione forte che possa validare e tutelare le transazioni economiche, queste non verranno effettuate. È chiaro di conseguenza che questo meccanismo vizioso rallenta il sistema economico. È necessaria nel sistema economico una terza parte che possa far valere i contratti. Le organizzazioni criminali di stampo mafioso sono emerse in questo contesto come agente in grado di offrire un servizio di reinforcement. È incredibilmente affascinante studiare lo sviluppo dei fenomeni criminali dalle loro origini allo stato attuale. Secondo Diego Gambetta, la mafia è intesa come un agente che offre un servizio di protezione, ove per protezione si intende la capacità di tenere in essere, validare, fare reinforcement in modo che gli accordi privati abbiano valore. Tra le caratteristiche principali della teoria vi è: l’assenza di istituzioni pubbliche efficienti o la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche esistenti. Questo crea una domanda di mercato che viene colmata dai servizi di quelle che sono identificate come organizzazioni criminali di stampo mafioso. La domanda a questo punto potrebbe sorgere spontanea: perché le organizzazioni criminali di stampo mafioso dovrebbero offrire questo servizio? Perché in cambio richiedono quella che in ambito accademico viene definita “protection fee”. Il pagamento del “pizzo”, avviene al di fuori del sistema legale. Questa dinamica, diversamente dalle istituzioni legittime non si applica solo alle attività lecite ma anche a quelle illecite. Le dinamiche attorno alle organizzazioni, generano un impatto fortissimo per lo sviluppo di un mercato perché la legge di mercato non è più neutra. Chi ha il potere di reinforcement, ha il potere di decidere e può farlo in modo arbitrario. Federico Varese sottolinea a sua volta l’importanza della dimensione politica e culturale dei gruppi criminali di stampo mafioso. La capacità di influenzare il sistema di gestione di una comunità da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso ci porta alla conclusione che sia estremamente difficile per questi gruppi spostarsi nello spazio e fare le stesse attività in un contesto socio-culturale differente rispetto a quello da cui provengono perché il loro modus operandi non è possibile altrove. L’esercizio della minaccia è possibile solo laddove è la comunità stessa ad accettare questa condizione. È un fatto culturale che richiede una certa numerosità. A differenza dei gruppi flessibili, la necessità di gestire un sistema para governativo, richiede un gruppo numeroso e dei contatti nel sistema politico.
In aggiunta a ciò è bene considerare un aspetto culturale di particolare rilevanza: ogni organizzazione ha un proprio codice valoriale, propri simboli, rituali e regole. Due concetti sono molto importanti a questo proposito: ONORE che si concretezza con la capacità e la predisposizione a difendere ciò che è proprio in maniera autonoma e direIa e- OMERTA obbligo e dovere di mantenere la segretezza degli affari dell’organizzazione. L’infrazione di questo codice potrebbe essere ripagato con la morte. Questo sistema rende il lavoro degli inquirenti molto difficile. La vita dei membri di un’organizzazione è scandita da dei riti cerimoniali. Il rito più importante è quello dell’AFFILIAZIONE perché sancisce un cambiamento di paradigma tra un civile e il gruppo. Nel fare questo passaggio nasce “a nuova vita”. Accompagnato e sponsorizzato da un Padrino il nuovo nato fa un giuramento legato al credo religioso. Con questo il soggetto giura fedeltà e accetta l’insieme delle norme che regolano l’organizzazione per tuIa la vita. L’obbiettivo fondamentale delle organizzazioni è quello di mantenere il sistema valoriate creato tramite un sistema di influenza. Il problema che dobbiamo affrontare è quindi prima di ogni altra cosa culturale e di questo dobbiamo avere piena consapevolezza per poter combattere questo sistema indegno e altamente pericoloso.
Concludo riprendendo le parole pronunciate dal Senatore Pietro Grasso: è necessario scrivere per resistere. Tramandare per non dimenticare. Perché la lotta alla mafia è innanzitutto culturale.