Il brano è Manta Ray, ed è in fondo un bellissimo augurio: quello di aspettare una conversione, continuamente, lentamente, ma di aspettarsi che tutto – un evento, le cose, le persone – non rimanga statico ma che arrivi ad un livello differente … auspicabilmente migliore. Nel brano si riconosce una sorta di brodo primordiale, che ci da sensazione di dinamismo tramite immagini simboliche: il movimento di particelle, lo spostamento sinuoso del plankton, la divisione cellulare, la bioluminescenza, le trasformazioni chimiche che avvengono sotto la “pelle” degli organismi vivi per creare luce.
Tutto è un lento, atteso, spaventoso ma atteso – ribadisco – cambiamento.
Sono un grande amante de Il Caso e La Necessità di Jacques Monod. Lui è un esempio di conversione. Biochimico di matrice e nascita, diviene un filosofo alle soglie del suo ritiro accademico, e scrive di concetti che sanno di dinamismo. Monod è stato il padre del dinamismo molecolare e dello studio degli effetti macroscopici del passaggio da un mutamento molecolare ad un mutamento cellulare e tissutale. Ha sostenuto la neoselettività, la convergenza delle mutazioni casuali ad un punto di non casualità, fino a parlare di “inconscia e intrinseca” attivazione di meccanismi vantaggiosi a scapito di quelli non vantaggiosi. Una sorta di tendenza continua, comune, condivisa, tutta squisitamente biologica al cambiamento, alla bioconversione. Monod è l’inventore del termine teleonomia, un concetto biologico (anni settanta) che prevede che nelle strutture interne degli esseri viventi, nella casualità dei processi, si intraveda una azione finalistica, una etica di processo confusa con selezione naturale, che mira alla vita biologica ed elimina la morte.
Non esistono, a mio parere, processi che tra loro non si correlino dal più piccolo inter-attivismo fisico sino all’esplosione di un mutamento pronto ad essere ereditato. D'altronde sarà la bioconversione a salvarci: i programmi quadro europei credono nel cambiamento, nelle trasformazioni biochimiche, e sarà così che affronteremo i grandi temi come la mancanza di fonti energetiche primitive e dell’inquinamento ambientale. Ci salverà – come dice Monod – il principio di conservazione del caso, un caso che evolve ad una “ordinata sopravvivenza”.
Nei tempi e nei modi del nostro odierno vivere, una delle più belle forme di bioconversione è la capacità di molti micro- e macrorganismi di trasformare molecole inquinanti, come idrocarburi e diossine, in nutrienti, anidride carbonica, acqua e altri piccoli acidi nutrienti. Non trovate l’adattamento e la bioconversione una delle forme più belle, affascinanti ed efficaci di auto-conservazione?
Danilo Vona