Poi all’improvviso, mentre siamo impegnati in altro, un lampo di genio, una illuminazione ci fa vedere tutto chiaro, ci fa ricordare il nome di quel famoso poeta o dove abbiamo messo le chiavi della macchina. Problemi di tutti i giorni, ma non solo. Tante delle fondamentali scoperte della Fisica sono state folgorazioni improvvise di menti che per giorni, o addirittura anni, si sono impegnate nel trovare risposte, poi apparse da sole, durante un bagno caldo, mentre si cercava di dormire o si contemplava il mare. Se il metodo scientifico è la modalità con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà affidabile e verificabile basata su osservazione del fenomeno, ipotesi e loro verifica, a volte il rigore non basta, serve l’intuizione, il genio.
A partire dall’antichità, Archimede ci dimostra che l’ingegno non ha bisogno di oggetti o strumenti particolari per manifestarsi, quanto di una mente pronta a lasciarsi folgorare da particolari che altrimenti sfuggono. Era circa il 230 a.C. quando, come ci narra Vitruvio, Archimede si trovava a dover capire se l’oro affidato dal re Gerone ad un orafo fosse stato effettivamente usato per la preparazione di una corona votiva o fosse stato usato anche dell’argento. Lo scienziato pensava al problema di giorno e di notte, senza darsi tregua, quando, immergendosi nella sua vasca da bagno, la soluzione arrivò. A quanto pare poi, il genio, preso dall'eccitazione, uscì trionfante per la strada, nudo, urlando ad alta voce "Eureka!", "ho trovato", provocando non poco scompiglio tra i suoi concittadini.
Facendo poi un passo avanti nel tempo, Il mito narra che nel 1666 Sir Isaac Newton elaborò la teoria della forza gravitazionale quando venne colpito in testa da una mela del suo giardino. Erano invece più o meno le tre del mattino di un giorno di giugno del 1925 quando il risultato finale dei calcoli che diedero le basi alla meccanica quantistica si palesarono alla mente di un giovane Heisenberg che, scosso, non trovò più sonno quella notte.
Qualche anno dopo chissà che non venga anche a noi una illuminazione mentre siamo presi dal fare altro. In tal caso, però, non facciamo come Archimede…ricordiamoci almeno l’accappatoio!
Annalisa Volpe