Quanto cambia il significato delle parole a seconda del contesto in cui ci muoviamo?
Soffermiamoci sul termine “nano”. Nelle mitologie romanze e nelle fiabe, i nani sono solitarie creature con grandi abilità manufatturiere. Ad esempio, ogni bambino avrà sicuramente a cuore i sette fidati amici della principessa Biancaneve. E nel linguaggio scientifico?
Per la scienza, la parola “nano” significa precisamente 10-9. Pensando all’unità di misura delle lunghezze − il metro − il nanometro rappresenta un miliardesimo di metro. Come se pensassimo di prendere un nostro capello, suddividerlo in centomila parti, e isolarne una: ecco questo è un nanometro. Difficile da immaginare, vero?!
Negli anni ‘80 venne coniata la parola “nanotecnologia”, riferendosi all’insieme di tutte le scienze applicate che studiano il controllo della materia su scala nanometrica. I nanomateriali presentano affascinanti caratteristiche, del tutto differenti da quelle dello stesso materiale in scala macroscopica. Pensiamo all’oro, ad esempio, che tutti conosciamo come un metallo dorato. Cosa succede quando ci spostiamo su scala nanometrica? Magia! Incredibilmente, una soluzione di nanoparticelle di oro assume colorazioni rossastre.
I materiali nanometrici hanno rivoluzionato le più diverse aree tecnologiche. Tra le loro molteplici applicazioni vi è la realizzazione di rivestimenti antimicrobici. Infatti, alcuni nanomateriali − tra cui nanoparticelle metalliche di oro, argento o rame − sono capaci di abbattere la persistenza di batteri e virus. Questa proprietà li rende un valido strumento in grado di rispondere ad attuali problematiche sociali quali la proliferazione di batteri e la propagazione di virus. Ad esempio, possono essere usati per prevenire la contaminazione su superfici di luoghi pubblici, nei tessuti, nelle strumentazioni ospedaliere, negli imballaggi alimentari. Ancora una volta i nanomateriali si dimostrano ottimi alleati, proprio come i famosi amici di Biancaneve.
Margherita Izzi